Arte e diritti umani. Katanani, artista profugo che racconta i rifugiati

24 Settembre 2016

“Il mio lavoro vuole richiamare l’attenzione non solo sulla causa dei palestinesi, ma su tutti coloro che vivono in uno stato di precarietà” ha esordito così Abdul Rahman Katanani l’artista palestinese protagonista di un evento al Senato della Repubblica su diritti umani, buona informazione e arte. 
All’iniziativa, promossa dalla giornalista e attivista per i diritti umani Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur e membro del Consiglio di presidenza di Articolo 21, sono intervenuti il senatore Roberto Cociancich, componente della Commissione Esteri di Palazzo Madama, l’ambasciatrice della Palestina in Italia, Dra Mai Alkaila, il segretario aggiunto della Federazione della stampa, Mattia Motta, l’ex sottosegretario alle Comunicazioni Vincenzo Vita, membro di Articolo 21, l’esperta d’arte italo – inglese Elena Francia Gabriele e lo scultore 33enne che nonostante il successo delle sue sculture a livello internazionale, quotate e vendute anche da Christies, non ha voluto lasciare il campo profughi libanese in cui è nato e dove lavora e vive.
L’artista e a Roma per organizzare la sua prima mostra personale in Italia che sarà allestita il prossimo maggio al MARCA (Museo delle arti di Catanzaro) e che è stata anticipata dalla rassegna Electronic art café, curata da Umberto Scrocca e ospitata dal Wine bar Camponeschi di piazza Farnese.
Le sue opere sono simbolo di conflitto, sofferenza, sopravvivenza, speranza e anelito alla libertà, fisica e spirituale, la sua arte è al servizio dei diritti umani,
Katanani ha esposto, sia da solo che in mostre collettive, in Francia, Belgio, Germania, Libano, Qatar, Malesia, Abu Dhabi.
Al momento è impegnato nell’esposizione internazionale “Jardin d’Orient” allestita presso l’Istituto del Mondo Arabo a Parigi e della Biennale di Anglete (La Littorale), curata da Paul Ardenne.
Ad ottobre parteciperà con la galleria Annalix-Barbara Polla a Parigi alla Fiera Internazionale di Arte Contemporanea.
“Questi nostri giovani sono come gli alberi e dobbiamo fare in modo che possano fiorire e che i loro diritti siano rispettati” ha osservato l’ambasciatrice palestinese in Italia Dra Mai Alkaila che ha patrocinato l’evento.
“Stiamo trasformando il mondo in un grande campo di rifugiati, la chiusura mentale rende tutti noi un po’ profughi” ha affermato Napoli presentando l’artista, nato e cresciuto nel campo profughi di Sabra in Libano, sottolineando che l’iniziativa è stata concepita per essere spunto di riflessione sul tema dei diritti umani.
Anche il senatore Cociancich ha evidenziato come, a volte, gli occidentali, i benestanti che non rischiano di perdere la propria Patria, si ritrovino a essere dei rifugiati “a causa di idee a volte intrappolate nel filo spinato delle paure. I nostri pregiudizi verso l’Altro rischiano di farci rimanere sempre più soli” ha concluso.
Per Cociancich la chiusura dell’occidente al dramma tanto attuale dei migranti è superabile anche attraverso l’arte. Per questo le opere di Katanani sono importanti, ci fanno sentire il grido di dolore che sale dai quei profughi palestinesi, ma anche di speranza, nonostante da troppi anni vivano in quella condizione”.