Sud Sudan, crisi alimentare senza fine

7 Novembre 2017

di Antonella Napoli

La stagione dei raccolti in corso in Sud Sudan non porrà fine alla fame poiché il conflitto persiste nella maggior parte del paese e l’iperinflazione mette il cibo fuori dalla portata di molti. E’ quanto afferma l’ultimo aggiornamento dell’ Integrated Food Security Phase Classification (IPC), il Quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare, N.d.T., diffuso a inizio novembre dal governo del Sud Sudan, dalla FAO, dall’UNICEF, dal WFP e da altri partner umanitari.
Il numero di persone che soffrono di grave insicurezza alimentare in tutto il paese è probabile che scenderà a 4,8 milioni tra ottobre e dicembre, rispetto ai sei milioni di giugno. Tuttavia, questi 4,8 milioni di persone sono 1,4 milioni in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e gran parte di questa crescita è stata nella categoria Emergenza (stadio 4 su 5 dell’IPC).
“La stagione dei raccolti non ha portato molto sollievo ai milioni di persone del Sud Sudan che non hanno abbastanza cibo”, ha dichiarato Serge Tissot, Rappresentante della FAO in Sud
Sudan.
“La cintura verde del paese è stata devastata dai combattimenti, e la ricerca di una soluzione pacifica a questa tragedia provocata dall’uomo dovrebbe essere la priorità assoluta o la situazione non potrà che peggiorare l’anno prossimo”.
Si prevede che la situazione della sicurezza alimentare si deteriorerà all’inizio del 2018 e la “stagione della fame” – quando in genere le famiglie esauriscono il cibo prima del raccolto successivo – inizierà tre mesi prima del solito. Molte persone hanno pochi mezzi per far fronte alla pressione della stagione magra e la situazione diventerà sempre più critica.
“Una forte risposta umanitaria ha aiutato quest’anno a fermare la carestia in alcune parti del paese. Ma anche nell’attuale periodo di raccolti, milioni di persone hanno bisogno di una prolungata
assistenza per sopravvivere “, ha dichiarato Adnan Khan, Rappresentante del WFP nel Sud Sudan. “È spaventoso vedere che, nello scenario peggiore, condizioni simili potrebbero verificarsi in più zone nel corso della stagione di magra del 2018”.
I gruppi che hanno condotto le analisi hanno identificato due province, Wau e Ayod, dove un totale di 25.000 persone stanno affrontando condizioni catastrofiche secondo la scala IPC. Desta maggiore preoccupazione la zona di Greater Baggari, una sottoarea dell’ex Wau, dove almeno il 10% della popolazione si trova ad affrontare condizioni di carestia, perché i disordini hanno
fortemente limitato tutte le attività di sostentamento e l’assistenza umanitaria.
C’è urgente bisogno di un corridoio umanitario da Wau a Greater Baggari per consentire alle agenzie di fornire un’assistenza completa.
Anche la malnutrizione è peggiorata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con rilevamenti che mostrano tassi di malnutrizione nella maggior parte delle comunità ben al di sopra
della soglia di emergenza del 15% stabilita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e con oltre il 30% della popolazione
malnutrita in diverse province.
Si prevede che più di 1,1 milioni di bambini sotto ai cinque anni saranno malnutriti nel 2018, di cui quasi 300.000 in condizioni di grave malnutrizione e ad aumentato rischio di morte.
“Troppi bambini sono affamati in Sud Sudan. Almeno uno su cinque di quelli che lottano per nutrirsi ha meno di cinque anni”, ha dichiarato Mahimbo Mdoe, Rappresentante dell’UNICEF nel Sud Sudan – “Questo ha creato una crisi di malnutrizione che sta mettendo a rischio molte vite”.
L’insicurezza continua a ostacolare la produzione alimentare e a perturbare i mercati. Insieme a un’economia in declino, ciò ha causato dei prezzi alimentari estremamente elevati. I prezzi di
alimenti di base come il sorgo, il granturco e la farina di grano sono aumentati fino al 281 per cento rispetto allo scorso anno e hanno raggiunto il considerevole livello del 560 per cento
rispetto a quello di maggio, al picco della stagione di magra.
A Juba, un sacco di sorgo da 100 kg costa 11.285 sterline sud sudanesi (SSP), rispetto alle 4.314 sterline di un anno fa, un prezzo molto al di sopra delle possibilità economiche di gran parte delle famiglie.
A livello nazionale, milioni di persone sopravvivono grazie all’assistenza umanitaria nel paese e se le condizioni di sicurezza minacciano ulteriormente le operazioni delle organizzazioni, la situazione peggiorerà rapidamente.
Il rapporto avverte che il persistere del conflitto insieme ad ulteriori limitazioni all’accesso alle agenzie di aiuto umanitario e all’instabilità economica avranno come conseguenza il deterioramento di condizioni già disperate in diverse zone del Sud Sudan nel 2018.
Le squadre di aiuti umanitari stanno affrontando enormi difficoltà logistiche e di sicurezza per raggiungere le comunità in stato di bisogno.
La FAO ha fornito kit per la pesca, colture e ortaggi a più di 4,2 milioni di persone, molte delle quali in aree difficili da raggiungere o colpite dal conflitto, per aiutarle a coltivare il proprio cibo. La FAO ha anche vaccinato più di 4,8 milioni capi di bestiame, per proteggere questi beni di sostentamento per le famiglie vulnerabili.
L’UNICEF, insieme ai suoi partner, quest’anno ha fornito cure a oltre 160.000 bambini con malnutrizione acuta grave (SAM). Per quest’anno ha l’obiettivo di raggiungere 207.000 bambini
malnutriti in tutto il paese. Nell’ambito del suo approccio multisettoriale per affrontare la questione, l’UNICEF ha fornito ad oltre 750.000 persone acqua potabile e ad altre 230.000 l’accesso a strutture igienico-sanitarie.
Il WFP e i suoi partner nel 2017 hanno assistito finora 4,6 milioni di persone con denaro o cibo, oltre a fornire sostegno nutrizionale per i bambini al di sotto dei cinque anni di età. Le
squadre mobili di emergenza, che di solito si spostano in elicottero, hanno effettuato oltre 135 missioni nelle aree isolate dal conflitto, portando assistenza a 1,8 milioni di persone quest’anno.