Un anno in fuga

17 Dicembre 2015

di Loris De Filippi, presidente MSF Italia

Il 2015 è stato un anno difficile perché denso di violenze, di conflitti vecchi e nuovi e di attacchi indiscriminati ai civili. Nuove aree di crisi – in Ucraina, Yemen, Burundi – si sono aggiunte ai tanti tragici conflitti ancora in corso: Siria, Iraq, ma anche crisi decennali, come in Corno d’Africa, Afghanistan, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana. Numerosi scenari che hanno spinto e continuano a spingere centinaia di migliaia di persone ad affrontare lunghi percorsi per salvare la propria vita: una vera emergenza umanitaria.
MSF li assiste nei paesi di provenienza e lungo il loro tragitto. A partire dallo scorso maggio, abbiamo avviato per la prima volta attività di ricerca e soccorso in mare. Un’operazione decisa in via straordinaria per far fronte al drammatico aumento di persone recuperate – e decedute – quest’anno nel Mediterraneo. Fino ad oggi le navi di MSF hanno soccorso più di 20.000 persone.


Un caso emblematico è quello della Nigeria, dove l’insicurezza continua ad aumentare in molte zone. La violenza e gli sfollamenti hanno serie ripercussioni sulla salute delle persone e sul loro accesso ai servizi medici. Lo Stato del Borno resta l’epicentro del conflitto in corso e la situazione continua a essere estremamente volatile e tesa. Attacchi casuali si verificano regolarmente, prendendo per lo più di mira i civili. Centinaia di migliaia di sfollati vivono oggi a Maiduguri, la capitale del Borno, e continuano ad aumentare ogni giorno. MSF continua a fare il possibile per fornire assistenza sanitaria a sfollati e rifugiati in Nigeria oltre che negli altri paesi intorno al lago Ciad, (Niger, Ciad e Cameroon), tutti colpiti da questa crisi regionale.
Lo scenario più drammatico è senza dubbio quello della Siria. Assediata, bombardata, attaccata e, infine, spesso costretta a fuggire: la popolazione siriana è devastata da quasi cinque anni di conflitto. I servizi di base come l’accesso alle cure mediche, l’acqua, l’elettricità o il cibo scarseggiano nella maggior parte dei governatorati del paese. Purtroppo, l’attuale scenario di enorme instabilità e violenza non permette a MSF di mettere in atto l’intervento su vasta scala che sarebbe necessario. Ciononostante, MSF gestisce sei strutture mediche nel nord della Siria e supporta direttamente oltre 150 centri sanitari e ospedali da campo in tutto il paese, con una particolare attenzione per le aree assediate.
Una crisi drammaticamente lontana dai riflettori è quella in Yemen. Paese povero e instabile, da molti mesi è flagellato da una guerra civile tra le forze governative e i ribelli Houti. Una coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha iniziato a compiere raid aerei su diverse località yemenite, prendendo di mira anche strutture civili, tra cui gli ospedali. Dall’inizio dell’attuale crisi a marzo 2015, le équipe di MSF hanno trattato più di 16.000 feriti di guerra ma per porre rimedio a un sistema sanitario a mala pena funzionante, MSF sta anche fornendo servizi sanitari non di emergenza.
Crisi umanitarie e instabilità politica in molti paesi di Africa, Medio Oriente e Asia spingono sempre più persone ad attraversare i Balcani per raggiungere l’Europa. Mentre alcuni di loro sostano in centri di transito sovraffollati, altri devono passare la notte all’aperto nei campi senza alcuna assistenza. MSF porta avanti attività medico-logistiche per migliorare le condizioni di vita delle persone, aumentare la capacità di transito e ridurre le tensioni nei campi. Con l’abbassamento delle temperature nei mesi invernali, la situazione sta peggiorando rapidamente e c’è urgente bisogno di maggiore supporto.
Con 60 milioni di sfollati, richiedenti asilo e rifugiati – il numero più alto dalla seconda guerra mondiale a oggi – l’anno che sta per chiudersi sarà purtroppo ricordato soprattutto per l’incapacità dei governi di rispondere in modo adeguato a questa emergenza umanitaria. Di fronte a spostamenti forzati dalle dimensioni così importanti, è necessario un cambio di passo a livello globale per affrontare questo tema non come un problema di sicurezza ma come una questione umanitaria. Servono iniziative e fondi per l’assistenza umanitaria che segnalino un nuovo attivismo della comunità internazionale di fronte alle prosecuzione delle crisi in Afghanistan, Yemen, Sud Sudan e Siria. Servono aiuti urgenti per chi fugge e garanzie di protezione e assistenza nei paesi di arrivo. Da parte nostra, non abbiamo dubbi sulle nostre priorità per il 2016: continueremo a chiedere all’Unione Europea e ai suoi stati membri di garantire alle persone in fuga canali di migrazione legali e sicuri e di offrire condizioni di accoglienza dignitose alle frontiere di terra e di mare.