Si riaccende il conflitto mai sopito tra l’Azerbaigian e l’Armenia

4 Aprile 2016

di Luca Mershed, Italians For Darfur

Le ostilità al confine della regione del Nagorno-Karabakh, contestata tra l’Armenia e l’Azerbaigian, si sono riaccese durante la notte, con scambi di colpi di mortaio che hanno causato vittime da entrambe le parti. I Ministeri della Difesa dei due Paesi in contesa si sono accusati a vicenda per aver provocato l’escalation.
Il Governo dell’Azerbaigian ha detto che le truppe armene hanno aperto il fuoco 127 volte nel corso di 24 ore lungo il confine. Baku ha, anche, affermato che sono stati usati mortai e mitragliatrici pesanti.
Dall’altra parte, il Governo dell’Armenia ha affermato che le truppe azere hanno portato avanti, durante la notte, un’offensiva militare usando carri armati, artiglieria ed aerei militari.
Il Presidente armeno, Serzh Sargsyan, ha dichiarato che sono stati uccisi 18 soldati armeni e 35 sono rimasti feriti negli scontri con le forze azere. “Dal ripristino della tregua nel 1994, è la guerra su più larga scala che l’Azerbaigian ha cercato di svolgere”, ha detto Sargsyan in occasione della riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale.
Yerevan, intanto, distingue le proprie forze armate da quelle della Repubblica separatista, mentre Baku li considera tutte armene.

Le milizie della Repubblica non riconosciuta del Nagorno-Karabakh, punto focale del conflitto, hanno rivendicato di aver abbattuto due elicotteri armati e due droni azeri, e di aver distrutto almeno due serbatoi di benzina. L’Azerbaijan ha confermato le perdite degli elicotteri, del serbatoio e di 12 soldati.

Baku ha rassicurato la popolazione di aver preso sotto il proprio controllo diversi punti strategici lungo il confine, dove alcuni villaggi sul lato azero potrebbero essere minacciati dalle forze armene. Il Ministero della Difesa ha continuato sottolineando che i punti chiave sono, attualmente, in fase di fortificazione militare.

Il Ministero ha sostenuto che le proprie forze armate hanno distrutto “sei serbatoi armeni, 15 pezzi di artiglieria, diversi bunker e di aver ucciso più di 100 soldati nemici”. Il Ministero della Difesa armeno ha, però, respinto le affermazioni azere, dicendo che “non corrispondono alla realtà”.

“Il Ministero della Difesa armeno dichiara ufficialmente che le informazioni distribuite dai media dell’Azerbaigian rispetto al fatto che le forze armate azere avrebbero catturato diversi insediamenti sul territorio della Regione del Nagorno-Karabakh e le perdite militari, infrastrutturali e strategici da parte armena, rispecchiano una disinformazione palese”, ha detto il Ministero in un comunicato.

Le autorità del Nagorno-Karabakh hanno dichiarato che due studenti adolescenti sono stati gravemente feriti vicino alla loro scuola a causa di un lancio di razzi dell’Azerbaijan. I rapporti dei media non governativi locali hanno detto che sei civili e tre soldati sono stati portati in ospedale per aver ricevuto delle ferite durante gli scontri.

“La responsabilità per la situazione è completamente dell’Armenia: aggressore e nazione occupante”, ha affermato il Ministero degli Esteri azero in un comunicato.

I Rapporti provenienti dal Nagorno-Karabakh hanno comunicato che l’Azerbaigian ha inviato un’unità di ricognizione lungo il confine durante la notte. L’unità era stata intercettata dalle forze locali, ha dichiarato Dmitry Pisarenko, che dirige il ramo armeno dell’agenzia di stampa russa Sputnik. Pisarenko ha continuato dicendo che una sparatoria è rapidamente degenerata in una grande battaglia, che ha coinvolto carri armati, elicotteri e artiglieria.

Secondo Pisarenko, i combattimenti “sono diventati meno intensi e la situazione sembra essere in graduale de-escalation”. “Le forze del Nagorno-Karabakh dicono di aver abbattuto due elicotteri azeri e due droni”, ha aggiunto.
Il Presidente russo, Vladimir Putin, ha invitato tutte le parti coinvolte nel conflitto a cessare immediatamente le ostilità, ha comunicato il Portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Il Ministero degli Esteri russo ha detto che Mosca era in contatto con gli altri membri del gruppo di Minsk dell’OSCE, che ha il compito di monitorare la tregua per il Nagorno-Karabakh, ed è stata a guardare da vicino lo sviluppo della situazione. Il gruppo è attualmente co-presieduto dalla Russia, Stati Uniti e Francia e comprende anche la Bielorussia, Germania, Italia, Svezia, Finlandia, Turchia e i due Paesi in conflitto.

I co-presidenti del gruppo hanno rilasciato una dichiarazione dopo un incontro per esprimere la loro preoccupazione per l’escalation delle ostilità ed hanno invitato le parti in conflitto di evitare ulteriori violenze. Il gruppo si è pronunciato rammaricato per la perdita di vite umane, tra cui civili, causate dagli scontri.

La preoccupazione per l’escalation è stata espressa anche dal Capo della Politica Estera, Federica Mogherini, che ha chiamato tutte le parti a dar prova di moderazione e osservare la tregua. Ha dichiarato che l’UE ha sostenuto lo sforzo di mediazione da parte del gruppo di Minsk dell’OSCE.

Anche il Ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu, ha avuto contatti telefonici di emergenza con i suoi omologhi armeno ed azero per discutere di come la situazione possa essere disinnescata.

Le due ex repubbliche sovietiche sono bloccate in un conflitto pluridecennale per il Nagorno-Karabakh, una regione montuosa prevalentemente popolata da armeni che faceva parte della Repubblica azera e da cui si è staccata nel 1988 per unirsi all’Armenia.

La Regione ha dichiarato l’indipendenza nel 1991 causando una sanguinosa guerra di tre anni con l’Azerbaigian. La Russia ha mediato un cessate il fuoco tra l’Armenia e l’Azerbaigian nel 1994, ma le tensioni non sono mai state, realmente, allentate da allora con delle violenze occasionali.
La diffidenza reciproca tra l’Armenia e l’Azerbaigian è radicata in una lunga storia di conflitti etnici e religiosi nella Regione, nonché per la loro partecipazione alla rivalità dei pesi massimi regionali -turchi, russi e Persiani- nel corso dei secoli.
Entrambe le nazioni hanno avuto la loro prima offerta per l’indipendenza sulla scia del crollo dell’Impero russo nel ventesimo secolo. La loro possibile indipendenza si è conclusa con una guerra nel 1918, quando Mosca ha ripristinato il suo controllo sulla regione con la nascita dell’URSS.