di Luca Merahed
Dopo 52 anni di combattimenti, quasi quattro anni di negoziati di pace e tre mesi di ultimatum, lo Stato colombiano ed i guerriglieri marxisti delle cosiddette Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) hanno concordato un bilaterale e “definitivo” cessate il fuoco. Tutto ciò ha provocato una grande celebrazione in Colombia e nella Regione. Nonostante le tante speranze, l’accordo di pace ha dei punti alquanto controversi. Metterlo in pratica sarà difficile e può essere reso più complicato dall’impopolarità del Governo di Juan Manuel Santos, Presidente della Colombia.
Il 23 giugno, il signor Santos è volato per L’Avana, il sito dei colloqui, per una cerimonia con il leader delle FARC, Rodrigo Londoño (alias “Timochenko”), in presenza di Ban Ki-moon, il Segretario Generale dell’Onu, e cinque Presidenti latinoamericani. In pratica, le due parti avevano quasi smesso di sparare un anno fa, quando le FARC avevano dichiarato un cessate il fuoco unilaterale ed il Governo aveva fermato le azioni offensive. Tuttavia, questa dichiarazione formale da parte del Governo di un cessate il fuoco è storica.
Le due parti hanno, inoltre, concordato i dettagli della smobilitazione delle FARC. Si tratta di 6.800 truppe del gruppo ufficiale e 8.500 miliziani aggiuntivi dislocati in 23 punti fissi in tutto il Paese. I negoziatori hanno raggiunto un accordo su tutti e cinque i punti della loro agenda originale anche se ci sono dettagli ancora da risolvere. Santos spera che l’accordo finale possa essere firmato nel mese di luglio. Nei prossimi sei mesi avrà inizio il disarmo, sotto la supervisione internazionale. Entrambe le parti hanno confermato che non ci saranno cambiamenti su quanto deciso: le FARC hanno accettato il piano del Governo di ratificare l’accordo di pace in un plebiscito che avverrà (probabilmente) nel mese di ottobre.
Per i cittadini colombiani, l’accordo corrisponde a “un rospo da ingoiare” secondo una metafora locale. Le FARC hanno richiesto che venisse considerato di aver combattuto una guerra giusta contro una diseguale separazione delle proprietà della terra. Per questa causa il Paese ha subito bombardamenti, scontri a fuoco, omicidi, sequestri di persona ed estorsioni. Quindi, molte persone trovano difficile accettare questa richiesta e che i leader delle FARC, accusati di crimini contro l’umanità, non andranno in prigione a condizione che confessino. Ugualmente, i guerriglieri dovranno affrontare un tribunale speciale e delle limitazioni della libertà per un massimo di otto anni. Molti altri punti del trattato riguardano direttamente il Governo, come ad esempio la promozione dello sviluppo rurale e l’adozione di modi migliori per combattere il traffico di droga e le bande criminali.
Álvaro Uribe, predecessore di Santos come presidente, ha lanciato una campagna di “resistenza civile” contro l’accordo, che lo ritrae consegnando la Colombia alle FARC. Egli ha affermato che: “Questa è una farsa e le preoccupazioni corrispondono a fatti reali”. Ha poi continuato dicendo: “Nessuno sa quanti soldi le FARC hanno ricavato dalle sue attività criminali”. Molti diffidano della sincerità della conversione delle FARC per la democrazia e per le reali intenzioni di Santos. In un recente sondaggio il suo indice di gradimento è stato del 20% inferiore a quello di Nicolás Maduro in Venezuela.
Agli occhi dei colombiani, la credibilità del trattato rimanda all’integrità del tribunale speciale e all’effettività della verifica del disarmo. I sondaggi suggeriscono che nel plebiscito l’accordo sarà probabilmente ratificato con un margine di circa due a uno. Altrettanto importante sarà la capacità del Governo di raggiungere le aree di influenza delle FARC con progetti di sviluppo rapido e con l’imposizione della sicurezza, la giustizia e l’amministrazione efficace. Però ci sono due ulteriori complicazioni: un gruppo di guerriglieri più piccolo, l’ELN, non mostra alcun serio interesse per la pace. Esso potrebbe assorbire quei membri delle FARC in disaccordo con la pace; le bande criminali i cui leader emersi da gruppi paramilitari di destra, smobilitati un decennio fa, stanno crescendo in forza.
Purtroppo, l’accordo di pace arriva quando la Colombia si trova ad affrontare un aggiustamento economico tagliente. Il Fondo Monetario internazionale prevede che l’economia possa crescere solo il 2,5% quest’anno, rispetto al 4,4% del 2014. Per riempire il vuoto nell’entrate pubbliche, causate dalla crisi del petrolio, Santos si prepara ad aumentare le tasse entro la fine dell’anno. I suoi avversari stanno usando questo aumento delle tasse per accusare il Governo di aver aiutato le FARC con i soldi dei cittadini colombiani.
Ma, come dice il presidente Santos, la guerra è più costosa della pace. Se l’accordo non risulta perfetto è stato a causa dell’implementazione dell’apparato militare – per tre anni guidato dall’allora ministro della Difesa Santos – durante la presidenza di Uribe che ha indebolito le FARC, ma non le ha sconfitte. La pace con le FARC potrebbe migliorare la vita dei colombiani, soprattutto di coloro che vivono nelle zone rurali più remote.