Torna libero l’attivista simbolo di Porto Rico

7 Febbraio 2017

di Luca Mershed
Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha commutato la pena di Oscar López Rivera, una vittoria per l’attivista portoricano per l’indipendenza dell’Isola che è considerato uno dei più longevi prigionieri politici di tutto il Mondo.
Nei suoi ultimi giorni in carica, Obama ha emesso un numero record di grazie e commutazioni, tra cui la concessione del rilascio di Chelsea Manning , soldato dell’esercito degli Stati Uniti ed uno dei più famosi informatori dei tempi moderni dopo il rilascio di file top secret a wikileaks.
López Rivera, 74 anni, la cui commutazione è stata annunciata il mese scorso insieme a quella di altri 208 prigionieri, è stato incarcerato per 35 anni per il suo ruolo nella lotta per l’indipendenza di Porto Rico.
L’attivista politico portoricano, che ha trascorso più di metà della sua vita dietro le sbarre, è stato condannato per il reato di “cospirazione sediziosa” per aver complottato contro gli Stati Uniti. Il Governo degli Stati Uniti lo aveva classificato come un terrorista.
Se Obama non fosse intervenuto, sarebbe rimasto in carcere sino al 26 giugno 2023, cinque mesi dopo il suo 80esimo compleanno.
Jan Süsler, l’avvocato di López Rivera, ha detto che il rilascio del prigioniero è una grande vittoria nella lotta in corso per l’indipendenza di Porto Rico, aggiungendo di essere grato ad Obama per aver capito che “non c’era alcuna ragione legittima per mantenere Oscar in prigione”.
“Dobbiamo festeggiare ogni vittoria”, ha affermato. “Abbiamo un sacco di lavoro da fare, e ora Oscar sarà in grado di unirsi a noi e potremmo lavorare fianco a fianco”, ha continuato l’avvocato.
Süsler ha dato la notizia della liberazione a López Rivera il quale ha risposto: “Si può immaginare un regalo di compleanno migliore per mia figlia (Clarisa)?”. Non solo Oscar ma tutto Porto Rico ed i maggiori leader mondiali hanno festeggiato e si sono congratulati con il presidente Obama per la saggia decisione presa nei suoi ultimi giorni alla Casa Bianca.
López Rivera è nato nel 1943 a San Sebastián a Porto Rico, dove ha vissuto fino a che la sua famiglia si trasferì a Chicago all’età di 14 anni. In seguito fu chiamato per servire nella Guerra del Vietnam, e quando tornò si cimentò in un attivismo comunitario tra i portoricani a Chicago.
L’ex prigioniero politico portoricano divenne un membro di un gruppo clandestino chiamato Las Fuerzas Armadas de Liberación Nacional, il cui programma era focalizzato sul fatto che le milizie erano giustificate nella lotta per l’indipendenza di Porto Rico.
I pubblici ministeri degli Stati Uniti hanno accusato il gruppo di effettuare 140 rappresaglie contro basi militari, uffici pubblici ed edifici finanziari, ma López Rivera ha ripetutamente negato il suo coinvolgimento negli attacchi mortali.
L’ex prigioniero ha, più volte, insistito sul fatto che le sue azioni non mettevano, in alcun modo, in pericolo la vita delle persone.
“Per me, la vita umana è sacra. Parlavamo di ‘propaganda armata’ – utilizzando gli obiettivi per attirare l’attenzione alla nostra lotta “, aveva detto in un’intervista Oscar López lo scorso anno.
La stessa figlia di Oscar ha raccontato, nella giornata di oggi, che suo padre non ha mai sparato contro nessuno durante la Guerra in Vietnam in testimonianza della sua concezione della vita come sacra ed inviolabile che si scontra con la visione messa a punto da alcune amministrazioni USA che lo dipingevano come un terrorista.
Il gruppo clandestino è stato smantellato nel 1983 e López Rivera insieme ai suoi compagni combattenti indipendentisti portoricani alla fine han rinunciato alla violenza ed ha abbracciato tattiche di riforma pacifica.
Alla domanda rispetto la sua decisione di rinunciare pubblicamente alla forza aveva detto: “Ci siamo resi conto di altre tattiche che potevano essere più efficaci della forza armata, cioè mobilitare le persone attraverso una campagna pacifica. Moralmente abbiamo, anche, visto che dovevamo dare il buon esempio e che se stiamo cercando un mondo migliore ci sono cose che non si possono fare. Non è possibile ottenere un mondo migliore comportandosi ingiustamente”.
Nel mese di agosto del 1999, Bill Clinton aveva usato i suoi ultimi giorni in carica per concedere la grazia a 11 combattenti per l’indipendenza di Porto Rico. A López Rivera era stata offerta la libertà ma egli aveva rifiutato perché chiedeva la scarcerazione di tutti i patrioti portoricani insieme alla sua ma il Presidente degli Stati Uniti non la concesse.
“Quando ero in Vietnam non ho mai lasciato dietro nessuno. Non è la mia abitudine, non ho potuto farlo”, aveva detto Oscar nell’intervista dell’anno scorso rispetto alla sua mancata libertà sotto la presidenza Clinton.
Molte figure di spicco hanno effettuato forti pressioni per il rilascio di López Rivera, tra cui l’arcivescovo Desmond Tutu; il Governatore di Porto Rico, Alejandro García Padilla; il caucus ispanico del Congresso degli Stati Uniti; l’ex presidente statunitense Jimmy Carter; l’ex candidato presidenziale democratico Bernie Sanders; e Lin-Manuel Miranda, il creatore del tormentone musical di Broadway Hamilton
Miranda ha portato l’attenzione diffusa al caso di López Rivera dopo aver incontrato Obama nel corso di una visita alla Casa Bianca.
Alcuni hanno paragonato López Rivera a Nelson Mandela e viene anche chiamato il “Mandela di Puerto Rico”.
La commutazione di López Rivera potrebbe avere implicazioni e conseguenze future. L’anno scorso, il Presidente venezuelano, Nicolas Maduro, aveva affermato che avrebbe rilasciato il leader dell’opposizione in carcere, Leopoldo Lopez, se gli Stati Uniti avessero accettato di rilasciare López Rivera.
Il membro del Congresso degli Stati Uniti, Luis Gutiérrez (di origine portoricana), ha festeggiato la decisione di Obama, dicendo in una dichiarazione: “Sono felicissimo e sopraffatto dall’emozione. Oscar è un amico, un mentore e una famiglia per me… La lotta lunga contro il colonialismo nei Caraibi ha avuto molti capitoli e abbiamo tutti messo la violenza dietro di noi. Oscar López Rivera torna alla sua terra ed il suo popolo è ad un passo verso la pace e la riconciliazione”.
Obama ha commutato le sentenze di 1.385 individui, più di ogni altro presidente degli Stati Uniti. In una chiamata con i giornalisti, un funzionario della Casa Bianca ha detto che sono attese più commutazioni “molto probabilmente per giovedì”.