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25-26 giugno “twitter action” per Giulio

di Antonella Napoli

Il 25 gennaio spariva nel nulla in Egitto Giulio Regeni, ricercatore italiano ritrovato poi morto il 3 febbraio lungo una strada periferica che dal Cairo si estende fino ad Alessandria. Il 25 giugno, a cinque mesi dalla sua scomparsa, e il 26, data in cui ricorre la Giornata internazionale per le vittime della tortura, Amnesty International ha promosso una mobilitazione per riportare all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica il caso Regeni. …Leggi tutto »

Illuminare le periferie per conoscere il mondo e noi stessi

di Enzo Nucci

Ricordo ancora con nitidezza le parole di una coraggiosa studentessa iraniana che intervistai nell’università di Teheran nel 2004. Tra le altre cose mi disse: “Se è vero che viviamo nel villaggio globale, noi chiediamo che la capanna dell’Iran faccia parte di questo villaggio a pieno titolo con gli stessi obblighi e gli stessi diritti”. …Leggi tutto »

We giallo per Giulio Regeni

di Antonella Napoli, Articolo 21

 

Alla vigilia di un weekend all’insegna del giallo per Giulio Regeni, con gli striscioni esposti in tutti gli stadi italiani e il flash-mob di Amnesty a Milano, domenica 24 aprile alle 16, in piazza della Scala, dall’Egitto ci arriva un’ennesima, atroce storia di violenze e sevizie.
Human Rights Watch, riportando le  testimonianze dei familiari e degli avvocati di 20 giovani egiziani, arrestati ad  Alessandria e trattenuti per giorni senza processo e senza che le  famiglie ne fossero informate, denuncia che lo scorso febbraio sono stati torturati dalle autorità per diversi giorni. Tra le vittime anche otto minorenni.
Manifestazione non autorizzata, atti di vandalismo, adesione a gruppi eversivi, questi i reati contestati. …Leggi tutto »

Una foto per Giulio Regeni, mobilitazione online a due mesi sua scomparsa

Il 25 gennaio scomparve al Cairo Giulio Regeni. Dopo pochi giorni il giovane ricercatore italiano fu trovato morto e sul suo corpo erano evidenti i segni delle torture.
Per questo motivo Antigone e CILD lanciano a due mesi dal rapimento di Regeni  una mobilitazione online mentre Amnety organizza un flash-mob.

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Continua in Egitto la repressione contro persone e organizzazioni che difendono i diritti umani

di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci

Due persone appartenenti allo staff del Cairo Institute for Human Rights Studies hanno ricevuto nei giorni scorsi un mandato a comparire domani 16 marzo davanti al giudice investigativo in relazione alla inchiesta 173 del 2011.
Il Cairo Institute for Human Rights Studies è una delle più autorevoli organizzazioni indipendenti per i diritti umani egiziana. Ha uffici al Cairo, Tunisi, Bruxelles e Ginevra. È accreditata presso le Nazioni Unite. Coordina il Forum nazionale delle ONG per i diritti umani egiziane. …Leggi tutto »

Egitto cambia strategia

di Elisa Marincola

La vicenda diplomatica e investigativa sulla tortura e la morte in Egitto di Giulio Regeni ha vissuto nelle ultime ventiquattr’ore una brusca, positiva accelerazione. Dopo il Presidente Mattarella si è mosso anche l’Europarlamento. Ma in Egitto le sparizioni continuano. …Leggi tutto »

Regeni, in attesa di verità nuove notizie e smentite dall’Egitto

 

di Antonella Napoli

Sul caso Regeni continuano ad alternarsi ricostruzioni inattendibili e indiscrezioni fondate su testimonianze solide. La famiglia di Giulio resta chiusa nel proprio dolore e attende quelle risposte che noi di Articolo 21, insieme ad Amnesty International e attraverso la rete di “Illuminare le periferie”, continueremo a sollecitare, come non ci stancheremo mai di chiedere verità e giustizia. …Leggi tutto »

La tua morte, Giulio, fa riflettere

di Cristiano Degano e Alessandro Martegani*

Nessuna morte è più importante di altre, ma la tua fa riflettere”. Queste parole, pronunciate con la voce rotta dalla commozione da uno degli amici di Giulio Regeni nel corso del funerale del giovane ricercatore di Fiumicello, riassume un sentimento condiviso da tutte le centinaia di persone presenti alla cerimonia, da tutto il paese, e anche da tutti i giornalisti italiani.

Anche l’Ordine dei giornalisti e l’Assostampa del Friuli Venezia Giulia, assieme alla Fnsi, erano presenti alla cerimonia che ha dato l’ultimo saluto a Giulio Regeni.

Pur non essendo “formalmente” un giornalista iscritto all’Ordine, Giulio lo era di fatto svolgendo il principale compito della nostra professione: raccontare e analizzare la verità, anche quella scomoda, e consentire ai cittadini di crearsi un’opinione consapevole.

Dottorando e autore di corrispondenze per alcuni media, ancorché sotto pseudonimo, stava realizzando al Cairo inchieste che ricostruivano molti angoli bui di quel paese e, probabilmente, proprio per questo è stato torturato e ucciso.

Una vicenda che ha unito tutto il paese proprio per quello che Giulio rappresenta: una nuova generazione di giovani cittadini che, nonostante la crisi, le difficoltà crescenti dalla società globalizzata, sta cercando di costruire il nostro futuro con competenza, passione, coraggio, non esitando a lasciare casa e affetti, e talvolta, come in questo caso, rischiando anche la vita.

Di fronte a tragedie di questo tipo dobbiamo riflettere, assumerci alcuni impegni: nell’immediato dobbiamo alimentare, con il nostro lavoro quotidiano, la ricerca della verità sugli assassini di Giulio. Soprattutto però dobbiamo ricordare sempre che è nostro dovere non lasciare soli questi ragazzi, garantendo loro la possibilità di formarsi a scuola e sul lavoro, con istruzione, condizioni di lavoro e retribuzioni dignitose, riconoscendo i loro meriti, consentendogli di fare esperienza all’estero, e poi magari di tornare per rendere migliore il nostro paese, difendendoli dalle minacce e da coloro che cercano d’impedire con ogni mezzo la libera circolazione delle informazioni.

L’impegno del sindacato, dell’Ordine e di tutti i colleghi non deve fermarsi. Rispettando le richieste di discrezione e la dignità della famiglia è nostro dovere ricordare l’esempio di Giulio Regeni con delle iniziative dedicate soprattutto a coloro che ogni giorno s’impegnano per garantire una corretta informazione ai cittadini, anche a rischio della propria vita. Ordine e sindacato dei giornalisti vogliono anche rendere omaggio a Giulio, e intendono farlo con ulteriori iniziative comuni da concordare con i suoi familiari.

 

*Cristiano Degano, Presidente Ordine dei giornalisti FVG

*Alessandro Martegani, Segretario Assostampa FVG

Giulio Regeni e i suoi coetanei, in viaggio per scelta

di Alessandra Tarquini

In questi giorni mi sono trovata a leggere alcuni articoli sulla meglio gioventù del nostro paese. Pezzi purtroppo nati dalla terribile notizia della morte di un ricercatore, Giulio Regeni, in Egitto.
 Ho ragionato su questa meglio gioventù, ho sentito alcuni sospirare e dire “era in Egitto perché l’Italia non offre più nulla ai nostri talenti e li lascia scappare via”.
 Non credo sia cosi.
 Credo invece che Giulio fosse esattamente nel posto dove voleva essere. Dove aveva scelto di andare, dove erano necessario stare per fare ricerca, per continuare i suoi studi che avevano come oggetto l’Egitto.

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Egitto, quanto è diffusa la tortura

di Riccardo Cristiano

Il tragico epilogo della vita di Giulio Regeni era ancora lontano sul finire del 2015, quando sul sito del Tahrir Institute for Middle East Policy si potevano apprendere notizie importanti. Primo esempio: il venditore di papiri di Luxor, Talaat Shabib, e Afify Hassan,  farmacista di Ismailia,  due egiziani dalle diverse condizioni socio-economiche, hanno avuto analogo destino. Entrambi figurano nell’elenco delle 13 morte certificate durante il mese di novembre nelle stazioni di polizia egiziane, nove di esse per torture.
Ciò viene riferito in base alla circostanziata denuncia dell’ El Nadim Center for the Rehabilitation of Victims of Torture. Quattro i decessi verificati durante una solo settimana.
Le grandi manifestazioni popolari verificatesi dopo le morti di Shabin e Hassam, sottolineano al Tahrir Institute,  hanno ricordato la grande mobilitazione dopo l’assassinio di Kaled Said nel 2010, ammazzato con brutale ferocia per strada dopo averlo prelevato da un cybercafè di Alessandria. E’ noto che per quel crimine vennero operati  due arresti.  Ma sette giorni dopo quel crimine Essam Ali Atta, condannato a due anni di reclusione per “piccoli crimini comuni” e detenuto però nel carcere di massima di sicurezza di Tora, venne torturato a morte, come riferì The Guardian, per aver tentato di farsi dare una scheda telefonica. Contro di lui fu praticata la tecnica dell’ “innaffiamento forzato”, dalla bocca e dall’ano.
 Come mai accade questo? Una risposta fornita dal Tahrir Institute è questa: malgrado altri, diversi impegni internazionali, il codice penale egiziano, all’articolo 52,  condanna la tortura solo nel caso che questa venga praticata per estorcere confessioni. La pena prevista per chi violi questa disposizione va da tre a cinque anni di reclusione. Nel caso, distinto dal codice penale, di comportamenti “crudeli”, la pena scende sotto i 12 mesi di detenzione.
Per Human Rights Watch molti tribunali hanno fatto ricorso all’articolo 17 del Codice Penale per ridurre le pene, citando preoccupazioni per la carriera dei rei.
Anche qui è il caso di fornire esempi, e le fonti lo fanno: Akram Soliman, un ufficiale condannato a cinque anni di detenzione per aver fracassato il cranio di Ragaay Soltan nel 2009, è stato nominato nel 2014  responsabile della sezione diritti umani del direzione della sicurezza di Alessandria.
Islam Nabeeh invece è stato reintegrato al Ministero dell’Interno dopo essere stato condannato a tre anni di detenzione per le torture inflitte a Emad al-Kabir.
E’ in questo contesto che Human Rights Watch può affermare: ”in base a stime ufficiali rese note dall’Associated Press nel Marzo 2014, almeno 16mila persone sono state arrestate nel corso dell’ultimo anno nella repressione dei sostenitori del deposto presidente Morsi, e di altri gruppi dissidenti. Per Wiki Thawra, a cura dell Egyptian Center for Economic and Social Rights, 80 persone sono morte in prigione nell’anno passato e più di 40mila detenute tra luglio 2013 maggio 2014.”