di Vittorio Di Trapani
Una presenza e una partecipazione non occasionale.
Fnsi e Usigrai, insieme ad Articolo21, hanno fortemente voluto il Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo che è stato inaugurato a Lampedusa, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Un grazie alle istituzioni, a partire dal Comune di Lampedusa, e alle associazioni, come il Comitato 3 Ottobre, che ci hanno creduto e lo hanno realizzato.
Un grazie particolare all’inviato del Tg2, Valerio Cataldi, che è stato testimone degli sbarchi, e poi delle storie dei migranti che sono stati accolti sull’isola. E oggi è tra i principali motori del Museo.
La nostra convinzione è che contro i muri della diffidenza, dell’indifferenza, dell’intolleranza sia necessario costruire ponti.
Ponti tra culture, idee e sensibilità diverse.
Lampedusa è in questo luogo fortemente simbolico che rappresenta forse meglio di qualunque altro l’idea di periferie da illuminare. Periferie geografiche, economiche, culturali, sociali.
È questa l’idea di Rai Servizio Pubblico che abbiamo e che proponiamo con ancora più forza oggi, nei mesi in cui si va verso il rinnovo della concessione e quindi verso il ridisegno della Rai del futuro.
Illuminare le periferie risponde a un’idea, un progetto editoriale che deve essere pilastro della nuova Rai.
*Segretario Usigrai
Per il secondo anno consecutivo, l’associazione Terra!Onlus organizza dal 16 al 23 luglio un campo estivo a Lampedusa, la splendida isola siciliana nel mezzo del Mediterraneo, definita la Porta d’Europa e abitata da una comunità di seimila persone, punto di approdo e di ripartenza per molti. Il campo è aperto a tutte le persone che abbiano compiuto 18 anni. Si può partecipare come singoli o anche in gruppi, o intere famiglie. …Leggi tutto »
A Lampedusa il 3 giugno verrà inaugurata la mostra che apre il progetto del Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo. All’inaugurazione saranno presenti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Il progetto del museo, curato da Giacinto Palladino, Alessandro de Lisi e Valerio Cataldi, ha come obiettivo la creazione di ponti culturali nel mediterraneo, ponendo al centro Lampedusa. Il progetto è promosso dal Comitato 3 ottobre, Comune di Lampedusa e First Social Life. …Leggi tutto »
di Comitato 3 ottobre
A presiedere l’aula c’è il leghista Roberto Calderoli. È lui a dire che il Senato approva, poi scuote il campanello e chiude la seduta. Solo guardare lui che aveva chiamato “orango” il ministro Cecile Kyenge, è già una vittoria o almeno una bella soddisfazione. I 9 voti contrari sono del suo gruppo, ma sono pochi. Dalle undici del mattino del sedici marzo 2016 la Giornata della Memoria per le vittime delle migrazioni è legge dello Stato. Verrà celebrata il 3 ottobre e servirà a ricordare, a programmare un lavoro lungo un anno in tutte le scuole per cercare di capire e di conoscere le storie delle persone che vengono dal mare. …Leggi tutto »
di Valerio Cataldi
Mentre l’Italia va verso la guerra in Libia e non solo, c’è un’altra Italia che costruisce ponti di pace con l’altra sponda del Mediterraneo. “Ponti fondati sulla cultura, sulla certezza che abbiamo radici comuni” dice Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa mentre sorvoliamo il mare. Destinazione Tunisi, Museo del Bardo dove un anno fa i kalashnikov del sedicente stato islamico facevano strage di turisti. …Leggi tutto »
di Giuseppe Giulietti
” Diamo il premio Nobel per la pace alle comunità di Lampedusa e di Lesbo..” , queste le parole che il regista Gianfranco Rosi, vincitore dell’Orso d’oro al festival di Berlino, ha voluto dedicare a due comunità che sono diventate il simbolo della solidarietà, della inclusione, della accoglienza verso chi fugge da fame, guerra e terrore.
Il suo film ” Fuocoammare” è un’opera tragica, disperata, ma illuminata non solo dal fuoco della violenza e dell’odio, ma anche dalla luce della passione civile e della dignità umana.
…Leggi tutto »
di Elisa Marincola
“Il mio pensiero va a coloro che non ce l’hanno fatta”. Gianfranco Rosi, regista di Fuocoammare, ha salutato così la consegna dell’Orso d’Oro, il massimo premio della Berlinale, la rassegna cinematografica berlinese che ha dedicato questa 66esima edizione proprio al dramma dei profughi, che il documentarista ha raccontato, seguendo per più di un anno le vicende dei superstiti sbarcati sull’isola, la loro disperazione, le difficoltà degli isolani e l’accoglienza che, nonostante tutto, offrivano a quelle famiglie sopravvissute a guerre, violenze e, infine, al mare. Rosi ha voluto con sé sul palco Pietro Bartolo, il medico lampedusano che offre le prime cure a quanti sbarcano. Durante le lunghe riprese e il montaggio, tutto realizzato a Lampedusa, lo ha inserito tra le voci narranti del film. E Bartolo spiega così le radici di quella generosità: “Noi siamo un popolo di pescatori e i pescatori accettano tutto quello che viene dal mare”.
“Film eccitante e originale, la giuria è stata travolta dalla compassione. Un film che mette insieme arte e politica e tante sfumature. È esattamente quel che significa arte nel modo in cui lo intende la Berlinale. Un libero racconto e immagini di verità che ci racconta quello che succede oggi. Un film urgente, visionario, necessario“: è il giudizio letto dalla presidente della giuria, Meryl Streep. Ma Fuocoammare è stato davvero il vincitore dell’intera rassegna, raccogliendo anche i premi di tre delle giurie indipendenti, tra cui il riconoscimento della sezione tedesca di Amnesty, ma anche il favore dei lettori del quotidiano Berliner Morgenpost. Un segno che non solo la critica, gli addetti ai lavori o le organizzazioni umanitarie, ma anche gli spettatori tedeschi hanno compreso il valore di un’opera che racconta una realtà dura, l’incontro tra fuggitivi e popolazioni locali, un incontro faticoso e drammatico che sta mettendo a dura prova la tenuta dell’intera Europa come si è formata da settant’anni a questa parte.
A essere premiate sono anche l’isola, porta d’Europa nel pieno del Mediterraneo, e la sua sindaca Giusi Nicolini, che continua a battersi per salvare vite e, insieme, mantenere unita e solidale una comunità in difficoltà.
L’Orso d’oro consacra a sua volta anche un genere, il documentario, che proprio Rosi ha saputo portare al grande pubblico, prima con “El Sicario”, sul narcotraffico in Messico, e poi con “Sacro Gra”, vincitore a Venezia nel 2013. Un genere che racconta la realtà attraverso i suoi protagonisti autentici, lasciando il segno sullo stesso regista, che prima di lasciare il palco ha lanciato un richiamo alla platea: “Per la prima volta l’Europa sta discutendo seriamente alcune regole da fissare, io non sono contento di ciò che stanno decidendo. Le barriere non hanno mai funzionato, specialmente quelle mentali. Spero che questo film aiuti ad abbattere queste barriere“.