di Tonio Dell’Olio, Libera International
Tra non molto dovremo rassegnarci a non aver più alcun punto di riferimento di giornalisti in Messico e non perché nel frattempo saranno scomparsi perché uccisi o inghiottiti nelle nebbie della desapariciòn. Semplicemente perché cresce il numero di chi, per difesa personale adotta uno pseudonimo per firmare gli articoli più pericolosi, altri sono firmati collettivamente dalla redazione e alcuni tra i più validi giornalisti sono stati costretti a chiedere asilo negli Stati Uniti come rifugiati con le loro famiglie. …Leggi tutto »
Di Ivan Grozny Compasso
È la prima cosa che si vede appena messo un piede fuori dall’aeroporto di Tijuana. La linea di confine, il muro che separa Messico dagli Stati Uniti. Impressiona per dimensioni e per com’è strutturato. Ci sono un numero spaventoso di nomi, su croci sui quali sono incisi. Una vista che non può lasciare indifferenti. Oltre il muro s’intravedono i mezzi della polizia di frontiera messicana.
di Pino Scaccia
Basterebbero le cifre per dare l’idea della drammaticità della situazione. I narcos in Messico sono talmente potenti che cercano addirittura la strada del dialogo politico. Puntano sul sangue e sono colpiti senza pietà tutti quelli che non si fanno comprare: amministratori, poliziotti e giornalisti. Dieci i reporter assassinati l’anno scorso, ma addirittura 65 negli ultimi cinque anni. Con una violenza inaudita, come è successo l’estate scorsa a Ruben Espinosa, famoso giornalista investigativo, ucciso dopo tremende torture.