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Arte e diritti umani. Katanani, artista profugo che racconta i rifugiati

“Il mio lavoro vuole richiamare l’attenzione non solo sulla causa dei palestinesi, ma su tutti coloro che vivono in uno stato di precarietà” ha esordito così Abdul Rahman Katanani l’artista palestinese protagonista di un evento al Senato della Repubblica su diritti umani, buona informazione e arte.  …Leggi tutto »

Stop bombe in Siria

di Antonella Napoli
Sit-in in piazza Santi Apostoli, venerdì 2 settembre, ore 11 per sostenere l’appello alla tregua e il rispetto dei corridoi umanitari in Siria …Leggi tutto »

Turchia: flashmob davanti all’ambasciata a Roma

La situazione in Turchia sta rapidamente degenerando e, nonostante i proclami dei leader stranieri, non è chiaro se si abbia la consapevolezza di cosa stia accadendo e dei suoi possibili effetti anche sulla realtà europea e internazionale. Per questo oggi, mercoledì 20 luglio dalle 15.00 saremo sotto l’ambasciata turca a Roma in via Palestro, con un flash mob per continuare a reclamare il rispetto dei diritti umani, civili e politici e per chiamare tutti a riflettere. Golpe o autogolpe che sia, si sta intensificando la repressione contro giudici, giornalisti, intellettuali, attivisti. Non possiamo fingere di non sapere e non vedere. …Leggi tutto »

Solidarietà e amicizia, bimbi saharawi accolti in Italia.

Anche quest’anno i bambini saharawi, che durante l’anno vivono nei campi profughi nel Sahara Occidentale in Algeria, trascorreranno in Italia il periodo estivo.
Ieri, un gruppo di tredici di loro è stato ospitato al Senato della Repubblica. …Leggi tutto »

Bangladesh, una scia di omicidi impuniti di blogger e attivisti laici

di Riccardo Noury

Il sanguinoso attacco di venerdì sera contro un locale pubblico frequentato da stranieri nella capitale Dacca ha concentrato l’attenzione sulla catastrofica situazione del Bangladesh, un paese in preda a una forte polarizzazione politica, in cui sempre più potere stanno assumendo i gruppi armati islamisti. …Leggi tutto »

Il 2 maggio a Roma: liberiamo l’informazione e i diritti umani

La libertà di pensiero e il diritto di esprimere le proprie opinioni e di informare ed essere informati sono sotto attacco in tutto il mondo e anche in Italia. Ce lo ha raccontato l’ultimo rapporto di Reporteres Sans Frontieres e lo dimostrano le cronache quotidiane. Non possiamo far finta di nulla! …Leggi tutto »

Illuminare il Darfur: sit-in per accendere i riflettori a Roma come a Londra e Washington

di Antonella Napoli

Da Washington a Roma, attivisti di tutto il mondo e rifugiati sudanesi hanno manifestato per richiamare l’attenzione dei media e delle istituzioni sulle nuove violenze in Sudan.
Nella capitale l’organizzazione Italians for Darfur e i rifugiati sudanesi in Italia, con il supporto di Articolo 21 e della rete “Illuminare le periferie”, hanno animato un flash-mob al Colosseo, luogo simbolico per le battaglie sui diritti umani.
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We giallo per Giulio Regeni

di Antonella Napoli, Articolo 21

 

Alla vigilia di un weekend all’insegna del giallo per Giulio Regeni, con gli striscioni esposti in tutti gli stadi italiani e il flash-mob di Amnesty a Milano, domenica 24 aprile alle 16, in piazza della Scala, dall’Egitto ci arriva un’ennesima, atroce storia di violenze e sevizie.
Human Rights Watch, riportando le  testimonianze dei familiari e degli avvocati di 20 giovani egiziani, arrestati ad  Alessandria e trattenuti per giorni senza processo e senza che le  famiglie ne fossero informate, denuncia che lo scorso febbraio sono stati torturati dalle autorità per diversi giorni. Tra le vittime anche otto minorenni.
Manifestazione non autorizzata, atti di vandalismo, adesione a gruppi eversivi, questi i reati contestati. …Leggi tutto »

Referendum in Darfur: una svolta epocale?

di Luca Mershed, Italians for Darfur

Un importante passo storico per il Darfur inizia con il referendum di questa settimana che offrirà l’opportunità di unificare i cinque Stati della Regione del Sudan, una richiesta di lunga data dei ribelli che cercano una maggiore autonomia. L’instabilità in corso tra gli insorti sta, però, boicottando il referendum.

Aver diviso la regione del Darfur in cinque Stati secondo fattori etnici e tribali ha condotto alla frammentazione del tessuto sociale ed ha distrutto la coesione regionale ed il senso di appartenenza. Queste fratture sono state gestite dal Governo di Khartoum attraverso molti crimini e la creazione di focolai di terrorismo in cui il Governo ha portato i terroristi di Boko Haram, al Qaeda e l’ISIS.

La vasta regione del Darfur nel Sudan occidentale ha subito, dalla guerra civile del 2003, un altissimo logoramento che ha portato alla morte di 300 mila persone, secondo le Nazioni Unite (ONU) e 10 mila, secondo il regime di Khartoum, ed ha causato lo sfollamento di 2,7 milioni di rifugiati. Tuttavia, nel corso degli ultimi 13 anni dallo scoppio della guerra in Darfur, la macchina di annientamento del regime ha provocato circa 400 mila morti, più di 3 milioni di sfollati e circa 600.000 persone sono state costrette ad attraversare le frontiere con il vicino Ciad e la Repubblica Centrafricana.

Gli obiettivi del Regime per il referendum amministrativo previsto per il Darfur l’11 aprile 2016 includono:

  • commettere ulteriori crimini di genocidio contro i civili disarmati
  • grandi operazioni di spostamento delle popolazioni indigene
  • un’ulteriore frammentazione della regione del Darfur in altri Stati (tre e cinque)
  • una nuova ondata di violazioni per lo spostamento di più persone
  • smontare i campi per sfollati per cancellare la prova della grandezza dei crimini commessi contro i cittadini
  • un referendum per intraprendere un nuovo processo di segmentazione, che porterebbe ulteriori divisioni ed eliminare l’identità della popolazione della Regione
  • il cambiamento demografico per la nuova divisione del territorio attraverso lo spostamento della popolazione indigena e la sostituzione con nuovi mercenari e milizie che combattono una guerra per procura in favore del Regime

In tal modo, il regime al potere sta preparando un falso referendum amministrativo i cui risultati sono noti in anticipo; il capo del regime Omar al-Bashir è il giudice e carnefice allo stesso tempo.

Nonostante gli evidenti problemi, al-Bashir ha detto che “il popolo del Darfur sceglierà se vogliono degli Stati o una Regione e stiamo tenendo questo referendum in modo che nessun altro possa venire a dire che vogliamo questo o quello”.

Il Partito Nazionale del Congresso dice che cinque Governi statali sono maggiormente in grado di prendersi cura del popolo del Darfur rispetto ad una singola amministrazione. Dalla sua incorporazione al Sudan nel 1916 fino al 1994, il Darfur è stato una regione unita. Nel 1994, al-Bashir ha diviso il Darfur in tre Stati aggiungendone altri due nel 2012.

Attraverso la paura ed il controllo della gran parte della Regione, il risultato del referendum sembra palesemente scontato: coloro che volessero l’unità sembrano rassegnarsi prima del voto.

Il Governo ha, anche, sottolineato che il voto è uno dei termini dell’accordo di pace del 2011 tra Khartoum ed alcuni gruppi di ribelli. Alcuni dei gruppi che hanno firmato il trattato hanno iniziato una campagna per una sola Regione, ma altri ribelli non firmatari hanno detto che il risultato sarà privo di significato perché a causa dei disordini nella Regione molti non voteranno -in particolare gli sfollati–, mentre il Governo mobiliterà i suoi sostenitori nelle Capitali di Stato e nelle grandi città.

“Il referendum non è una priorità per il Governo che è pronto a ignorare i punti più importanti del trattato di pace” ha detto Abdullah Mursal, leader nella fazione del Movimento per la Liberazione del Sudan guidato da Minni Minnawi.

Alcuni gruppi affermano che il referendum può essere valido solo quando tutti gli sfollati interni tornino a casa e possano recarsi alle urne. “La priorità è il ritorno degli sfollati ai loro villaggi”, ha detto il portavoce del Movimento per la Giustizia e l’Uguaglianza, Jibril Bilal. “Così com’è, qualunque sia il risultato, il referendum non significa nulla”, ha concluso.

Ad un giorno del referendum non è ancora chiaro come la votazione si svolgerà nei campi per sfollati. Molti sono pattugliati dalle forze di pace internazionali. Tuttavia, la Commissione referendaria ha sottolineato che l’interesse per il voto è stato alto con “3.583.105 di 4.588.300 persone con diritto al voto”. Tale numeri non possono essere verificati in modo indipendente perché l’accesso della stampa nella regione del Darfur è limitato.

L’obiettivo di tenere il referendum può anche essere, semplicemente, quello di dimostrare alla comunità internazionale le buone intenzioni del Governo. Dietro a questa buona intenzione bisogna prestare attenzione ai modi in cui viene espletata: fino ad adesso è stato appurato che la buona intenzione c’è, ma il referendum nasconde, come detto, tanti aspetti negativi che non rendono veritiero e giusto il processo di voto.

 

5 Aprile a Roma Il Diritto all’Acqua

Il Comitato Interministeriale per i Diritti Umani (CIDU) presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in collaborazione con il Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua (CICMA) organizzano il seminario “La Nuova Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile 2030 e il dibattito verso un diritto umano all’Acqua“. Il seminario si terrà Martedì, 5 Aprile 2016 9.30 – 13.30 presso Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione, Sala Aldo Moro a Roma.

La giornata di approfondimento, articolata in quattro sessioni, si prefigge di analizzare la portata del diritto all’acqua nel contesto internazionale e di calarlo all’interno delle legislazioni nazionali, con particolare focus sull’esperienza italiana, esplorando infine le possibilità di concretizzazione di tale diritto.

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