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«Boko Haram non è un problema solo africano»

di Gian Mario Gillio
Intervista a Jean Léonard Touadì, politico, accademico, scrittore e giornalista italiano, originario della Repubblica del Congo, oggi consulente al Ministero degli Affari Esteri.
Ancora una strage in Nigeria per mano del gruppo Boko Haram. Cosa si vuole ottenere con tanto spargimento di sangue?
«L’ennesimo attentato di Boko Haram, di una ferocia inaudita, evidenzia la recrudescenza di violenze che devono necessariamente essere inserite in un contesto più ampio. È un evidente tentativo di destabilizzazione di un’intera area che, dalla Nigeria attraversa il Ciad, il Camerun e il Niger.

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Comunicare le periferie è non lasciare solo chi contrasta le mafie e il malaffare

Di Beppe Giulietti, presidente della Federazione della stampa

 

Per qualche ora, e per l’ennesima volta, Assisi, la sala stampa francescana, i frati del Sacro Convento, hanno aperto le loro porte a chi ha nel cuore le periferie ed opera, in vario modo e con strumenti diversi, per “illuminarle”, per strapparle dall’indifferenza, dal silenzio, dalle disperazioni sociali ed esistenziali.
Tra questi costruttori di pace e di conoscenza ci sono anche quei giornalisti che, in sede locale, nazionale ed internazionale, non hanno esistito a mettere a rischio se stessi pur di non rinunciare a raccontare oscurità ed oscurantismi.

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I bimbi in fuga continuano a morire, e noi cosa facciamo?

Di Andrea Iacomini (Portavoce Unicef Italia)

Sono un cittadino italiano, un padre prima di tutto e poi il portavoce in Italia della più grande agenzia mondiale per la tutela dell’infanzia, l’UNICEF. Oggi penso che non possiamo più assistere né accettare che circa 20 bambini muoiano nel mare Egeo senza far nulla, davanti ai nostri occhi, è il fallimento di tutto, è contro ogni diritto civile, un crimine contro l’umanità oltre che una palese violazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza che tutti i Paesi del mondo hanno ratificato.

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Una Corte Internazionale per il Kosovo a L’Aia

di Luca Mershed (Italians for Darfur)

Un Tribunale speciale sarà stabilito a L’Aia per giudicare i crimini commessi durante e nel periodo immediatamente successivo alla Guerra del Kosovo. Il Gabinetto dei Paesi Bassi ha acconsentito alla richiesta dell’Unione Europea di ospitare questa Corte.

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Con l’attentato in Pakistan terroristi hanno colpito l’istruzione “arma” che temono di più perché può cambiare il mondo

di Antonella Napoli (Italians for Darfur)

L’assalto in Pakistan all’Università di Bacha Khan, 15 chilometri da Charsadda a nord di Peshawar, costato la vita ad almeno 25 persone, aveva un obiettivo preciso. Gli studenti, i professori, l’istruzione: protagonisti e strumento di un possibile futuro migliore, fatto di conoscenza, di cultura e di libertà. Perché la cultura rende liberi.
I talebani pakistani, rivendicando l’attentato, hanno annunciato che continueranno a colpire le scuole, i luoghi destinati a emancipare coloro che non vogliono restare incatenati a realtà arcaiche, antidemocratiche e violente.

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“Comunicare le periferie dimenticate”, sabato 23 gennaio incontro ad Assisi

Sabato 23 gennaio alle 15.00 si terrà, ad Assisi, un incontro sulle periferie del mondo. Per l’occasione, in vista della festa di San Francesco di Sales patrono dei giornalisti, la comunità francescana del Sacro Convento di Assisi ha organizzato un evento dal titolo “Comunicare le periferie dimenticate”.

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La faccia violenta dell’immigrazione

Di Serena Chiodo (da CartaDiRoma.org)

 

La faccia violenta dell’immigrazione. Si apre così il settimanale Panorama, con una copertina composta dai volti di tanti presunti immigrati, a occhi coperti (qui l’anteprima). Il periodico ha fatto una scelta precisa, specificandola peraltro nel sottotitolo: “Anche l’Italia ha vissuto il suo Capodanno di terrore. E un terzo dei reati è commesso da stranieri. A questo è dedicata la copertina di Panorama in edicola il 14 gennaio”.

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Burkina Faso: Al Qaeda, l’Occidente e la democrazia

Di Antonella Napoli (Italians for Darfur)

Gli attentati in Burkina Faso non avevano solo l’obiettivo di colpire gli occidentali, Al Qaeda per tornare a seminare il terrore ha scelto un paese che aveva iniziato un percorso di democratizzazione. Ma prima di tutto le vittime predestinate al sacrificio sull’altare della jihad sono stati coloro che rappresentano tutto ciò che l’estremismo islamico avversa.

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Tijuana, la frontiera e il Papa che verrà

Di Ivan Grozny Compasso

È la prima cosa che si vede appena messo un piede fuori dall’aeroporto di Tijuana. La linea di confine, il muro che separa Messico dagli Stati Uniti. Impressiona per dimensioni e per com’è strutturato. Ci sono un numero spaventoso di nomi, su croci sui quali sono incisi. Una vista che non può lasciare indifferenti. Oltre il muro s’intravedono i mezzi della polizia di frontiera messicana.

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Via D’Amelio e la periferia dei media a Caltanissetta

Di Lorenzo Frigerio (Libera Informazione)

Il processo Borsellino quater avanza faticosamente a Caltanissetta, udienza dopo udienza, regalando a quanti fossero attenti un mix soporifero di notizie inedite e falsi scoop. Quel che ci sembra però si possa registrare è una pressoché generale debacle dei mezzi di comunicazione che deve fare riflettere: se si escludono i collegamenti di Radio Radicale e i resoconti di Antimafia Duemila, i grandi quotidiani riservano uno spazio minimo, per non dire inesistente, allo svolgimento dell’ennesimo processo che riguarda la morte di Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta.

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