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Illuminare le periferie. Storie dal Sahara

di Carta di Roma
«Siamo interessati alle persone e alle loro esperienze, a ciò che hanno da dire. Offriamo un’angolazione umana e riportiamo le parole e le storie di coloro che non vengono intervistati dalla maggior parte dei media, ai quali non viene mai chiesta un’opinione», spiega Afef Ben Aicha, caporedattore di Dune Voices.

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Comunicare le periferie è non lasciare solo chi contrasta le mafie e il malaffare

Di Beppe Giulietti, presidente della Federazione della stampa

 

Per qualche ora, e per l’ennesima volta, Assisi, la sala stampa francescana, i frati del Sacro Convento, hanno aperto le loro porte a chi ha nel cuore le periferie ed opera, in vario modo e con strumenti diversi, per “illuminarle”, per strapparle dall’indifferenza, dal silenzio, dalle disperazioni sociali ed esistenziali.
Tra questi costruttori di pace e di conoscenza ci sono anche quei giornalisti che, in sede locale, nazionale ed internazionale, non hanno esistito a mettere a rischio se stessi pur di non rinunciare a raccontare oscurità ed oscurantismi.

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Con l’attentato in Pakistan terroristi hanno colpito l’istruzione “arma” che temono di più perché può cambiare il mondo

di Antonella Napoli (Italians for Darfur)

L’assalto in Pakistan all’Università di Bacha Khan, 15 chilometri da Charsadda a nord di Peshawar, costato la vita ad almeno 25 persone, aveva un obiettivo preciso. Gli studenti, i professori, l’istruzione: protagonisti e strumento di un possibile futuro migliore, fatto di conoscenza, di cultura e di libertà. Perché la cultura rende liberi.
I talebani pakistani, rivendicando l’attentato, hanno annunciato che continueranno a colpire le scuole, i luoghi destinati a emancipare coloro che non vogliono restare incatenati a realtà arcaiche, antidemocratiche e violente.

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La faccia violenta dell’immigrazione

Di Serena Chiodo (da CartaDiRoma.org)

 

La faccia violenta dell’immigrazione. Si apre così il settimanale Panorama, con una copertina composta dai volti di tanti presunti immigrati, a occhi coperti (qui l’anteprima). Il periodico ha fatto una scelta precisa, specificandola peraltro nel sottotitolo: “Anche l’Italia ha vissuto il suo Capodanno di terrore. E un terzo dei reati è commesso da stranieri. A questo è dedicata la copertina di Panorama in edicola il 14 gennaio”.

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Burkina Faso: Al Qaeda, l’Occidente e la democrazia

Di Antonella Napoli (Italians for Darfur)

Gli attentati in Burkina Faso non avevano solo l’obiettivo di colpire gli occidentali, Al Qaeda per tornare a seminare il terrore ha scelto un paese che aveva iniziato un percorso di democratizzazione. Ma prima di tutto le vittime predestinate al sacrificio sull’altare della jihad sono stati coloro che rappresentano tutto ciò che l’estremismo islamico avversa.

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Tijuana, la frontiera e il Papa che verrà

Di Ivan Grozny Compasso

È la prima cosa che si vede appena messo un piede fuori dall’aeroporto di Tijuana. La linea di confine, il muro che separa Messico dagli Stati Uniti. Impressiona per dimensioni e per com’è strutturato. Ci sono un numero spaventoso di nomi, su croci sui quali sono incisi. Una vista che non può lasciare indifferenti. Oltre il muro s’intravedono i mezzi della polizia di frontiera messicana.

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Via D’Amelio e la periferia dei media a Caltanissetta

Di Lorenzo Frigerio (Libera Informazione)

Il processo Borsellino quater avanza faticosamente a Caltanissetta, udienza dopo udienza, regalando a quanti fossero attenti un mix soporifero di notizie inedite e falsi scoop. Quel che ci sembra però si possa registrare è una pressoché generale debacle dei mezzi di comunicazione che deve fare riflettere: se si escludono i collegamenti di Radio Radicale e i resoconti di Antimafia Duemila, i grandi quotidiani riservano uno spazio minimo, per non dire inesistente, allo svolgimento dell’ennesimo processo che riguarda la morte di Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta.

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Manifestazione macchiata con il sangue: le forze dell’ordine uccidono 12 persone

di Luca Mershed (Italians for Darfur)

 

Nella regione del Darfur, il nuovo anno si è aperto con un fatto gravissimo riguardo al tema dei diritti umani: durante una manifestazione nello Stato dell’Ovest Darfur le forze di sicurezza hanno sparato su dei manifestanti uccidendone 12. Questo preoccupante fatto avviene nonostante che da mesi si stia discutendo un processo di pace tra le parti in conflitto (Governo e diversi gruppi ribelli dislocati nella regione del Darfur).

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La poesia è un crimine. Diciamo no alla condanna a morte di Ashraf Fayadh

Di Elisa Marincola

Come spesso succede, Internazionale, dal suo sito diventato ormai punto di riferimento per chi cerca un’informazione non ideologica e di respiro internazionale, rilancia una vicenda gravissima, che un paio di mesi fa aveva acceso l’indignazione di tutti e poi velocemente caduta nel dimenticatoio. Ashraf Fayadh, artista e uomo di cultura poliedrico di famiglia palestinese ma nato e cresciuto in Arabia Saudita, è in carcere da oltre due anni per una sua raccolta di poesie considerate opera di apostasia, offese alla moralità e ateismo dalle autorità religiose del paese.

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Ancora bombe su un ospedale di Medici Senza Frontiere

Di Daniela de Robert

Ancora bombe su un ospedale di Medici Senza Frontiere. Questa volta a Shiara nel nord dello Yemen, nella zona di Rezeh nella provincia di Saada. Quattro i morti accertati, una decina i feriti e ingenti i danni alla struttura.
Il 2016 in Yemen inizia così, come si era concluso il 2015: con le bombe sugli ospedali, sul personale, sui feriti e i malati, sulla popolazione civile. Il 27 ottobre era stata la volta dell’ospedale di Haydan, distrutto da un bombardamento aereo della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Il 3 dicembre le forze della coalizione avevano colpito il centro di salute a Taiz.

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