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Panama Papers, è solo la punta di iceberg

di Luca Mershed

Un enorme fuga di documenti riservati ha rivelato come i ricchi ed i potenti usino i paradisi fiscali per nascondere la loro ricchezza.
11 milioni di documenti sono trapelati da una delle aziende più segrete del Mondo: lo studio panamense legale Mossack Fonseca. I documenti mostrano come Mossack Fonseca ha aiutato i clienti a riciclare il denaro, schivare le sanzioni ed evadere le tasse. I media dicono che lo studio ha operato indisturbato per 40 anni e non è mai stato accusato di iniquità penale.
Il presidente francese, Francois Hollande, ha accolto le “buone rivelazioni” che dovrebbero “aumentare il gettito fiscale da parte di coloro che commettono le frodi”. …Leggi tutto »

Giornalismo e Costituzione

di Vincenzo Vita

 

“Per gravi e urgenti necessità pubbliche, la richiesta del presidente del consiglio dei ministri ha effetto immediato” (art.33,terzo comma del Testo unico del 2005). Così recita la norma a proposito della richiesta del premier di poter andare in televisione ad horas. Rispondeva a simile tipologia l’ ”ospitata” imprevista di domenica scorsa a In mezz’ora di Lucia Annunziata? Certamente no, visto che si parlava dell’emendamento per “Tempa Rossa”, vicenda entrata nel procedimento giudiziario. Quindi, l’episodio è esecrabile e non doveva succedere. …Leggi tutto »

Le verita’ ignorate su Giulio

di Antonella Napoli, Articolo 21

 

Nel giorno in cui è arrivata in Italia la delegazione dall’Egitto, composta da magistrati e inquirenti coinvolti nell’indagine sulla morte di Giulio Regeni, emergono nuovi particolari grazie all’inchiesta giornalistica di Repubblica.
Carlo Bonini, che segue dall’inizio la vicenda del rapimento e dell’uccisione del giovane ricercatore friulano, ha raccontato quella che secondo una fonte anonima è la verità sul delitto. …Leggi tutto »

In campo per Giulio Regeni

A due mesi dalla scomparsa di Giulio Regeni, da quando il corpo del giovane ricercatore italiano venne trovato senza vita al Cairo. la Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, Antigone e Amnesty International Italia hanno organizzato al campo Gerini, dove gioca l’Atletico Diritti, squadra nata dalla volontà di Antigone e Progetto Diritti, con il patrocinio dell’Università Roma Tre, un’iniziativa che ha coinvolto i giocatori che hanno esposto lo striscione “Verità per Giulio Regeni” e composto sul campo la stessa scritta.Un’iniziativa, alla quale hanno aderito anche Articolo 21 e le organizzazioni che aderiscono alla piattaforma di ‘Illuminare le periferie”,  che CILD, Antigone e Amnesty International Italia chiedono di replicare in tutti i campi e stadi d’Italia il 23 e 24 aprile. …Leggi tutto »

Il 3 aprile insieme per Giulio

di Antonella Napoli, Articolo 21
Domenica 3 aprile, nel secondo mese dal ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, Articolo 21 sarà in campo con l’Atletico Diritti, squadra di calcio nata dalla volontà di Antigone e Progetto Diritti, che srotolerà lo striscione della campagna di Amnesty International “Verità per Giulio Regeni”. …Leggi tutto »

Regeni: basta bugie

Giulio Regeni è stato torturato, il suo corpo sul lettino dell’obitorio, dove lo hanno rivisto i genitori arrivati al Cairo pochi giorni dopo il suo ritrovamento, era ricoperto di lividi e di segni di bruciature. Il suo volto trasfigurato, tant’è che mamma Paola ha raccontato che l’unica cosa che aveva riconosciuto di suo figlio era la “la punta del naso”.
E’ stata questa, forse, la parte più toccante dell’affollata conferenza stampa in Senato accanto al presidente della Commissione diritti umani di palazzo Madama Luigi Manconi.
Ma non sono mancati momenti forti e di denuncia che hanno avuto un unico filo conduttore: “Basta con le menzogne, l’Egitto dica la verità sull’omicidio di Giulio Regeni” …Leggi tutto »

Darfur, coprifuoco nel Sud della regione

di Luca Mershed, Italians for Darfur

Un’ondata di omicidi, rapimenti e furti sta inasprendo la già disperata situazione nel Darfur meridionale.
Degli uomini armati sconosciuti hanno ucciso un esponente di spicco della regione dentro la sua residenza nella capitale del Sud Darfur, Nyala.
Un vicino della vittima, Siddiq Hamid, ha detto ai media che tre uomini armati mascherati hanno fatto irruzione nella casa di Abdel-Azim Mekki nelle prime ore del mattino e gli hanno sparato al petto. L’uomo è morto prima di giungere in ospedale.
Dopo che i responsabili sono fuggiti dalla zona, i servizi di sicurezza hanno avviato un’indagine per accertare la loro identità.
All’inizio di questo mese, degli uomini armati avevano ucciso l’ex-commissario della località di Al-Sadig Radoum, Abdel al-Sharif, anch’egli nella sua abitazione nella zona di Ghibaish, 15 km a sud di Buram nel Sud Darfur.
Il Sud Darfur ha assistito, nel corso degli ultimi due anni, ad un’ondata di rapimenti, omicidi e saccheggi che hanno portato lo Stato a dichiarare uno stato di emergenza a tempo indeterminato ed imporre il coprifuoco quotidiano.

Castro e Obama a Cuba e le risposte negate  

 

di Luca Mershed

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è arrivato nel pomeriggio di domenica a Cuba per una visita storica con lo scopo di ricucire i rapporti congelati da sessant’anni tra i due Paesi.

L’Air Force One, l’aereo presidenziale degli Stati Uniti dove Obama ha viaggiato accompagnato dalla moglie Michelle, le figlie Malia e Sasha e sua madre Marian Robinson, è atterrato all’aeroporto internazionale dell’Avana alle 16.30 ora locale.

Obama è stato accolto dal Ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez, dai membri della Cancelleria dell’isola e dai funzionari dell’ambasciata degli Stati Uniti a Cuba.

A pochi minuti dall’atterraggio, è apparso un messaggio sull’account Twitter del presidente Barack Obama parlando ai cittadini cubani con un “Qué bolá Cuba?” Una forma colloquiale cubana per dire “Come sta Cuba?”

Ha continuato dicendo: “Sono appena atterrato con la speranza di incontrare ed ascoltare il popolo cubano direttamente”.

Più tardi, dopo aver scambiato qualche parola con i dipendenti dell’ambasciata degli Stati Uniti, Obama ha descritto la visita come un’opportunità storica per incontrare il popolo cubano.

Egli ha sottolineato che spera per le generazioni future che queste visite siano qualcosa di naturale.

Obama e la sua famiglia hanno camminato nella parte Vecchia de L’Avana, il centro storico della città, ed hanno visitato la cattedrale, dove sono stati ricevuti dall’Arcivescovo Jaime Ortega, che aveva facilitato i contatti segreti tra gli Stati Uniti e Cuba nel 2014.

Il Presidente ha incontrato, lunedì, il presidente cubano Raul Castro anche se non era presente il leader rivoluzionario Fidel Castro.

Raúl Castro ed il presidente Obama hanno partecipato alla conferenza stampa davanti ai media internazionali. La conferenza è iniziata con una stretta di mano accompagnata da sorrisi a simboleggiare il riavvicinamento dei due Paesi. I due Presidenti hanno rivelato che durante il loro incontro hanno discusso la revoca dell’embargo degli Stati Uniti, la mancanza di libertà a Cuba, il processo di pace in Colombia, la lotta contro il traffico di droga, e la crisi economica e politica in Venezuela.

Obama ha descritto il nuovo rapporto bilaterale con frasi enfatiche: “Il destino di Cuba non sarà deciso dagli Stati Uniti o da qualsiasi altra Nazione, il futuro di Cuba sarà deciso dai cubani”. “Non possiamo forzare le cose a cambiare in un determinato Paese. I cambiamenti devono provenire da dentro “, ha detto Obama. Castro ha, invece, risposto: “Sono sicuro che riusciremo a vivere in pace in un ambiente collaborativo, come stiamo già facendo”.

Ad una domanda del giornalista della CNN, Jim Acosta, sui prigionieri politici, Castro ha risposto in modo deciso che non ce ne sono a Cuba ed ha aggiunto: “Dammi la lista dei prigionieri politici per liberarli. Dammi i nomi. Se ci sono prigionieri, stasera saranno liberati”. Al termine della conferenza stampa, Castro si è rivolto alla stampa statunitense affermando: “Quanti Paesi soddisfano i 61 diritti umani e civili? Lo sapete? Nessuno”. Secondo il presidente, Cuba ne soddisfa 47 ed ha insistito che questioni come la sanità e l’istruzione sono migliori nel loro Paese che negli Stati Uniti. Obama, al suo fianco, è rimasto in silenzio.

Il Governo cubano ha dichiarato che è disposto a discutere tutte le questioni rimaste irrisolte, anche quelle relative ai diritti umani e alla democrazia.

Nel frattempo, Cuba continua a protestare contro l’occupazione della base navale statunitense di Guantanamo e l’embargo che da decenni mette in seria difficoltà il popolo dell’Isola.

 

Una foto per Giulio Regeni, mobilitazione online a due mesi sua scomparsa

Il 25 gennaio scomparve al Cairo Giulio Regeni. Dopo pochi giorni il giovane ricercatore italiano fu trovato morto e sul suo corpo erano evidenti i segni delle torture.
Per questo motivo Antigone e CILD lanciano a due mesi dal rapimento di Regeni  una mobilitazione online mentre Amnety organizza un flash-mob.

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Firenze, una piazza per Alpi e Hrovatin

di Fnsi FVG

Ventidue anni fa, il 20 marzo 1994, la giornalista Ilaria Alpi e l’operatore triestino Miran Hrovatin vennero uccisi in un agguato a Mogadiscio, in Somalia, mentre svolgevano un’inchiesta giornalistica.

Oggi, a 22 anni dalla loro scomparsa, una piazza li ricorda a Firenze. Il Comune del capoluogo toscano ha fatto propria la proposta della Comunità delle Piagge, il comitato locale che si è fatto promotore del riconoscimento alla loro memoria.

Alla cerimonia ufficiale, prevista domani sabato 19 marzo alle 11 con la posa delle targhe da parte del Comune di Firenze, è stata invitata anche la Fondazione Luchetta, Ota, D’Angelo, Hrovatin, nata all’indomani dei quattro lutti che nel 1994 colpirono il mondo del giornalismo triestino.

La tragedia di Mogadiscio avvenne infatti a soli due mesi dal 28 gennaio, quando gli inviati Rai Marco Luchetta, Alessandro Ota e Dario D’Angelo vennero uccisi a Mostar da una granata mentre stavano realizzando uno speciale TG1 sui bambini vittime della guerra nell’ex Jugoslavia .

Così, al 22° anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e a due settimane dalla riapertura del processo sul loro omicidio (il 6 aprile a Perugia), la presidente della Fondazione, Daniela Luchetta, si recherà a Firenze per raccontare lo spirito con cui è nata la onlus che da allora opera a Trieste a favore dei bambini vittime delle guerre o incurabili nei loro Paesi d’origine.

Di questo – e delle ultime novità sulla Fondazione – la presidente Daniela Luchetta parlerà a Firenze anche il giorno successivo, nel corso dell’incontro pubblico “Inaugurazione di piazza Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Alla ricerca di verità e giustizia nel ricordo dei giornalisti uccisi perché sapevano troppo” organizzato dalla Comunità delle Piagge insieme a Mariangela Gritta Greiner, già presidente dell’associazione Ilaria Alpi, alla giornalista esperta di segreti di Stato, Sandra​ ​Bonsanti, a Ornella De Zordo, promotrice della mozione approvata dal Consiglio comunale per l’intitolazione della piazza, e a Alessandro Santoro e Cristiano Lucchi della Comunità delle Piagge.

Nel pomeriggio del 20 marzo sarà proiettato il video documentario “Saluti da Miran” realizzato nel 2014 da Videoest con il contributo del Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia e distribuito dal quotidiano Il Piccolo.